L'obesità e il sovrappeso
Cos’è l’obesità
L’obesità è una condizione patologica cronica caratterizzata da un eccesso di peso corporeo dovuto ad un abnorme accumulo di tessuto adiposo nell’organismo.
Si verifica quando si altera l’equilibrio tra energia introdotta con gli alimenti ed energia spesa con l’attività fisica.
Ritmi di vita stressanti, pasti non equilibrati e stile di vita sedentario concorrono all’aumento di peso che con il tempo può causare seri problemi alla salute.
Per diagnosticare l’obesità si deve calcolare l’Indice di Massa Corporea ( BMI, Body Mass Index).
Obesità psicogena
Fino a poco tempo fa, obesità e sovrappeso erano considerati problemi di carattere solamente medico o nutrizionale ma, con la diffusione di una maggiore conoscenza in merito ai Disturbi del Comportamento Alimentare, si è cominciato ad esplorare anche la componente psicologica sottostante a questo problema e a parlare di obesità psicogena.
L’Obesità Psicogena è determinata da cause di natura psichica e non da cause mediche di natura endocrina o genetica.
L’obesità è una condizione patologica cronica caratterizzata da un eccesso di peso corporeo dovuto ad un abnorme accumulo di tessuto adiposo nell’organismo.
Si verifica quando si altera l’equilibrio tra energia introdotta con gli alimenti ed energia spesa con l’attività fisica.
Ritmi di vita stressanti, pasti non equilibrati e stile di vita sedentario concorrono all’aumento di peso che con il tempo può causare seri problemi alla salute.
Per diagnosticare l’obesità si deve calcolare l’Indice di Massa Corporea ( BMI, Body Mass Index).
Obesità psicogena
Fino a poco tempo fa, obesità e sovrappeso erano considerati problemi di carattere solamente medico o nutrizionale ma, con la diffusione di una maggiore conoscenza in merito ai Disturbi del Comportamento Alimentare, si è cominciato ad esplorare anche la componente psicologica sottostante a questo problema e a parlare di obesità psicogena.
L’Obesità Psicogena è determinata da cause di natura psichica e non da cause mediche di natura endocrina o genetica.
Le persone che soffrono di Obesità Psicogena presentano un importante sovrappeso in assenza di cause mediche o altri disturbi del comportamento alimentare, si iperalimentano e utilizzano il cibo come compensazione a fronte di stati d’animo ansiosi o depressivi e, più in generale, di un significativo disagio psicologico.
L’iperalimentazione nell'Obesità Psicogena assume un duplice significato simbolico e può rappresentare un mezzo, inconsapevolmente utilizzato dal soggetto, per difendersi dalle aggressioni esterne e dai sentimenti di vuoto:attraverso la massa adiposa in eccesso che funge da barriera protettiva, il soggetto obeso vive all'interno di una “corazza” che lo contiene e lo difende dagli altri, e dai sentimenti di vuoto e disvalore, che vengono superati illusoriamente riempiendosi di cibo e aumentando il proprio volume.
Inoltre il cibo può essere utilizzato come strumento offensivo di auto-aggressione o punizione: l’iperalimentazione infatti suscita fantasie distruttive (“mangiare fino a scoppiare”) e l’obesità che ne consegue è correlata ad un alto rischio di mortalità e di sviluppo di patologie correlate al sovrappeso.
L’accumulo di massa adiposa può inoltre rappresentare simbolicamente una sorta di “ritenzione emotiva”: la persona “accumula” emozioni che non riconosce come tali o che non riesce a fronteggiare.
La personalità dei soggetti affetti da Obesità Psicogena è tipicamente carente dal punto di vista dell’autostima e dello sviluppo di una chiara identità, oltre ad essere deficitaria rispetto al riconoscere ed esprimere le proprie emozioni.
Si possono individuare tre principali tipologie di obesità, alla base delle quali concorrono cause psicologiche e comportamentali:
L’iperfagia prandiale si caratterizza per l’assunzione di grandi quantità di cibo prevalentemente durante i pasti. Le caratteristiche psicologiche principali dell'iperfagia sono il piacere per il cibo, il controllo sulle quantità assunte, l’aspetto prevalentemente conviviale legato ai pasti e l’assenza di malessere psicologico legato all'assunzione degli alimenti stessi.
L’iperfagia prandiale è spesso il risultato di consolidate abitudini familiari, ed è non di rado associata a stereotipi culturali
Per grignottage si intende lo spiluccare piccole quantità di cibo, soprattutto dolci e grassi, quindi alimenti altamente calorici, durante buona parte della giornata. Il grignotteur, così come l’iperfagico prandiale, mangia lentamente e apprezza quello che sta mangiando, a differenza del primo però, spesso mangia in risposta a noia o malesseri fisici vari.
Ad un esame psicologico a volte si riscontrano una bassa autostima, tratti ansiosi di personalità o vere e proprie sindromi ansioso-depressive, in genere di modesta gravità.
Il disturbo da alimentazione incontrollata è invece una disturbo molto più grave e complesso dal punto di vista psicologico. Il comportamento alimentare di questi soggetti è caratterizzato da abbuffate episodiche (del tutto simili a quelle dei pazienti affetti da bulimia nervosa) accompagnate da perdita di controllo e seguite da depressione dell’umore.
Il supporto psicologico alla dieta
Quando si decide di intraprendere una dieta con l’obiettivo di perdere peso, e in particolare, quando si ha una storia di ripetuti fallimenti, è importante effettuare una valutazione psicologica, che valuti l’eventuale necessità di affiancare ad un programma di perdita di peso un supporto psicologico e motivazionale.
Il supporto psicologico può aiutare il soggetto a raggiungere gli obiettivi prefissi e a mantenerli, evitandogli così di incorrere in altri insuccessi che lo porterebbero a colpevolizzarsi ulteriormente e ad attribuirsi la responsabilità dei fallimenti.
L’obeso ha un’importante difficoltà a riconoscere i bisogni del proprio corpo, e non è in grado di distinguere il malessere fisico da quello psicologico.
E’ infatti spesso un soggetto incapace di riconoscere e descrivere le proprie emozioni e quelle degli altri. In questo senso è riscontrabile un deficit della sua competenza emotiva che investe anche la relazione con l’altro e la può rendere superficiale per l’incapacità di comprendere emotivamente l’interlocutore (deficit della funzione riflessiva). La risposta di natura “materiale” al disagio infatti allontana il focus dell’attenzione dalle emozioni spostandolo su un piano concreto ed eliminando la possibilità di un’autonoma riflessione sugli stati d’animo e sui vissuti propri e altrui da parte del soggetto.
È fondamentale aiutare il paziente obeso a prendere contatto con le sue emozioni: egli deve imparare a distinguerle e a viverle come tali, non confondendole con un malessere fisico.
Inoltre il soggetto deve imparare a gestire lo stress, la noia e l’ansia in modo costruttivo e non ricorrendo al cibo: deve arrivare ad interrompere il loop “malessere-mangiare-malessere” che caratterizza la sua esistenza.
Infine è importante prestare attenzione agli aspetti deficitari dell’immagine di sé e dell’autostima che caratterizzano il soggetto e aiutarlo a costruire un nuovo senso di autoefficacia che lo proietti positivamente verso il futuro.
L’iperalimentazione nell'Obesità Psicogena assume un duplice significato simbolico e può rappresentare un mezzo, inconsapevolmente utilizzato dal soggetto, per difendersi dalle aggressioni esterne e dai sentimenti di vuoto:attraverso la massa adiposa in eccesso che funge da barriera protettiva, il soggetto obeso vive all'interno di una “corazza” che lo contiene e lo difende dagli altri, e dai sentimenti di vuoto e disvalore, che vengono superati illusoriamente riempiendosi di cibo e aumentando il proprio volume.
Inoltre il cibo può essere utilizzato come strumento offensivo di auto-aggressione o punizione: l’iperalimentazione infatti suscita fantasie distruttive (“mangiare fino a scoppiare”) e l’obesità che ne consegue è correlata ad un alto rischio di mortalità e di sviluppo di patologie correlate al sovrappeso.
L’accumulo di massa adiposa può inoltre rappresentare simbolicamente una sorta di “ritenzione emotiva”: la persona “accumula” emozioni che non riconosce come tali o che non riesce a fronteggiare.
La personalità dei soggetti affetti da Obesità Psicogena è tipicamente carente dal punto di vista dell’autostima e dello sviluppo di una chiara identità, oltre ad essere deficitaria rispetto al riconoscere ed esprimere le proprie emozioni.
Si possono individuare tre principali tipologie di obesità, alla base delle quali concorrono cause psicologiche e comportamentali:
- iperfagia prandiale
- grignottage
- binge eating disorder
L’iperfagia prandiale si caratterizza per l’assunzione di grandi quantità di cibo prevalentemente durante i pasti. Le caratteristiche psicologiche principali dell'iperfagia sono il piacere per il cibo, il controllo sulle quantità assunte, l’aspetto prevalentemente conviviale legato ai pasti e l’assenza di malessere psicologico legato all'assunzione degli alimenti stessi.
L’iperfagia prandiale è spesso il risultato di consolidate abitudini familiari, ed è non di rado associata a stereotipi culturali
Per grignottage si intende lo spiluccare piccole quantità di cibo, soprattutto dolci e grassi, quindi alimenti altamente calorici, durante buona parte della giornata. Il grignotteur, così come l’iperfagico prandiale, mangia lentamente e apprezza quello che sta mangiando, a differenza del primo però, spesso mangia in risposta a noia o malesseri fisici vari.
Ad un esame psicologico a volte si riscontrano una bassa autostima, tratti ansiosi di personalità o vere e proprie sindromi ansioso-depressive, in genere di modesta gravità.
Il disturbo da alimentazione incontrollata è invece una disturbo molto più grave e complesso dal punto di vista psicologico. Il comportamento alimentare di questi soggetti è caratterizzato da abbuffate episodiche (del tutto simili a quelle dei pazienti affetti da bulimia nervosa) accompagnate da perdita di controllo e seguite da depressione dell’umore.
Il supporto psicologico alla dieta
Quando si decide di intraprendere una dieta con l’obiettivo di perdere peso, e in particolare, quando si ha una storia di ripetuti fallimenti, è importante effettuare una valutazione psicologica, che valuti l’eventuale necessità di affiancare ad un programma di perdita di peso un supporto psicologico e motivazionale.
Il supporto psicologico può aiutare il soggetto a raggiungere gli obiettivi prefissi e a mantenerli, evitandogli così di incorrere in altri insuccessi che lo porterebbero a colpevolizzarsi ulteriormente e ad attribuirsi la responsabilità dei fallimenti.
L’obeso ha un’importante difficoltà a riconoscere i bisogni del proprio corpo, e non è in grado di distinguere il malessere fisico da quello psicologico.
E’ infatti spesso un soggetto incapace di riconoscere e descrivere le proprie emozioni e quelle degli altri. In questo senso è riscontrabile un deficit della sua competenza emotiva che investe anche la relazione con l’altro e la può rendere superficiale per l’incapacità di comprendere emotivamente l’interlocutore (deficit della funzione riflessiva). La risposta di natura “materiale” al disagio infatti allontana il focus dell’attenzione dalle emozioni spostandolo su un piano concreto ed eliminando la possibilità di un’autonoma riflessione sugli stati d’animo e sui vissuti propri e altrui da parte del soggetto.
È fondamentale aiutare il paziente obeso a prendere contatto con le sue emozioni: egli deve imparare a distinguerle e a viverle come tali, non confondendole con un malessere fisico.
Inoltre il soggetto deve imparare a gestire lo stress, la noia e l’ansia in modo costruttivo e non ricorrendo al cibo: deve arrivare ad interrompere il loop “malessere-mangiare-malessere” che caratterizza la sua esistenza.
Infine è importante prestare attenzione agli aspetti deficitari dell’immagine di sé e dell’autostima che caratterizzano il soggetto e aiutarlo a costruire un nuovo senso di autoefficacia che lo proietti positivamente verso il futuro.